Per creare insieme un mondo equo in cui tuttɜ siano liberɜ di essere se stessɜ e vivere in armonia, con dignità e senza il timore di rappresaglie o discriminazioni, FVG Pride chiede:

Manifesto

Per creare insieme un mondo equo in cui tuttɜ siano liberɜ di essere se stessɜ e vivere in armonia, con dignità e senza il timore di rappresaglie o discriminazioni, FVG Pride chiede:

(DE)ISTITUZIONI

Chiediamo un’ampia adesione alla Rete Re.a.dy, la Rete Anti Discriminazione per le Pubbliche Amministrazioni, che è un’iniziativa diffusa dal Comune di Torino e che prevede, tramite un coinvolgimento orizzontale delle pubbliche amministrazioni, la condivisione di buone prassi inerenti le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Far parte della struttura non comporta alcun onere economico, ma solo l’impegno annuale di organizzare un evento volto alla sensibilizzazione e alla divulgazione dei temi trattati dalla Rete stessa. A partire dal 2018, con l’insediamento degli attuali governi, sia la Regione Friuli-Venezia Giulia che i Comuni di Udine e di Trieste sono usciti dal circuito senza fornire un valido motivo, creando un evidente vuoto di garanzie per qualsiasi minoranza.

Reclamiamo una rinnovata adesione, sia dalla Regione che dai Comuni di Udine e Trieste, per la promozione di una cultura sociale attiva nella lotta alle discriminazioni e nella valorizzazione delle differenze; invitiamo inoltre i Comuni della regione non aderenti a far parte della rete.

DEI DIRITTI E DEI PENI

Chiediamo una modifica della legge n. 76/2016 (“legge Cirinnà”) che è una legge apartheid in quanto riserva alle coppie formate da persone dello stesso sesso un “istituto esclusivo”, mentre il matrimonio civile resta vietato per le persone in una relazione non-eterosessuale. Questa norma di fatto legittima la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, e ci rende cittadinɜ di serie B.
Esigiamo che lo Stato attualizzi l’arcaico e discriminatorio istituto del matrimonio civile, rivedendone i principi fondanti, cassando le norme dal retaggio patriarcale (es. artt. 89 e 143- bis cc) ed estendendolo alle persone in una relazione non-eterosessuale.

In attesa che finalmente anche in Italia venga sancito il matrimonio egualitario, esigiamo che i matrimoni celebrati all’estero tra cittadinɜ italianɜ e stranierɜ siano trascritti nei registri dei matrimoni dei Comuni e non nei registri delle unioni civili, degradando quindi i loro diritti e tutele.

PAZIENTI FINO AD UN CERTO PUNTO: SALUTE E BENESSERE

Chiediamo che siano potenziati gli strumenti attuali che dovrebbero garantire l’accesso alla salute psicologica e che lɜ espertɜ di questo settore vengano preventivamente formatɜ sulle tematiche LGBTQIA+.

Riteniamo che la salute emotiva e psicologica, come parte essenziale del diritto alla salute, sia un diritto inalienabile di tutte le persone e che debba essere garantita per tuttɜ l’accessibilità agli strumenti per tutelarla. Per troppo a lungo il nostro Stato e le altre istituzioni che ci governano hanno ignorato la questione dell’accessibilità alla salute psicologica, emotiva e mentale, creando delle grosse disparità a livello sociale. Queste problematiche sono accentuate per quanto riguarda la comunità LGBTQIA+, che, come le altre minoranze sociali, risente di uno stigma specifico legato al clima discriminatorio della nostra cultura. Sebbene nell’ultimo periodo siano state introdotte delle misure per semplificare l’accesso alla salute mentale, sia a livello nazionale che regionale, esse si sono dimostrate insufficienti rispetto alla domanda della popolazione e, quindi, inefficaci nel loro scopo. Ribadiamo, quindi, la necessità di strategie sistematiche che rivoluzionino l’accesso al diritto alla salute psicologica. Sottolineiamo anche come troppo spesso lɜ espertɜ del settore presenti sia nella rete pubblica che in quella privata non siano formatɜ adeguatamente per potersi approcciare alle problematiche e ai bisogni delle minoranze sociali, fra cui la comunità LGBTQIA+.

EDUCAZIONE E PREVENZIONE: DEVIANZA IN ABBONDANZA!

Chiediamo che nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) di ogni scuola pubblica sia garantita una vera educazione all’affettività e alla sessualità, così come alle differenze, attuata di concerto con i soggetti competenti e adeguata all’età dellɜ studenti, che coinvolga anche le famiglie, improntata sui principi democratici del rispetto e dell’accoglienza di ogni diversità. Infatti il primo passo per la comprensione è l’educazione in quanto è grave constatare che, nel 2023, sono tantissime le persone che non sanno il corretto significato delle parole lesbica, gay, bisessuale, transessuale, transgender, non-binary, questioning, queer, intersex e asessuale. Riteniamo, dunque, doveroso che lo Stato fornisca allɜ proprɜ cittadinɜ gli strumenti culturali base per comprendere cosa siano le minoranze sessuali e di genere discriminate e a quali rischi vanno incontro le persone che ne fanno parte.

Chiediamo inoltre che nel PTOF vengano elencate, tra i soggetti a maggior rischio di discriminazione, anche le identità LGBTQIA+ e venga preso l’impegno a promuovere il benessere psicofisico e a tutelare il pieno godimento del diritto all’istruzione dellɜ studenti LGBTQIA+.

Chiediamo che il personale delle scuole pubbliche accolga e valorizzi tutte le esperienze familiari di provenienza dellɜ alunnɜ e che al corpo docente e amministrativo delle scuole sia offerta la formazione necessaria per trattare con rispetto lɜ studenti LGBTQIA+.

Ricordiamo alla Regione FVG che il progetto “A scuola per conoscerci” lo ha fatto e, nei suoi 14 anni di vita, si è dimostrato uno strumento utile ed efficace nella prevenzione e nel contrasto del bullismo omolesbobitransfobico nelle scuole della Regione: esigiamo che, in mancanza di altri strumenti che si dimostrino più efficaci, la Regione torni a finanziare il progetto così come gli altri progetti sulla stessa tematica e sull’educazione alle differenze.

Nella stessa maniera sollecitiamo che al resto dellɜ dipendenti pubblicɜ e in particolare allɜ lavoratorɜ degli uffici a diretto contatto con il pubblico, alle forze dell’ordine e al personale operante nei servizi sanitari che sono più spesso a contatto diretto con lɜ cittadinɜ, sia offerta la formazione e/o l’aggiornamento necessari per trattare con rispetto e professionalità lɜ cittadinɜ LGBTQIA+, al fine di prevenire trattamenti discriminatori nelle Pubbliche Amministrazioni.

Chiediamo, infine, che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca fornisca fondi specifici e incoraggi progetti di ricerca concernenti studi di genere e queer studies.